Variazioni sul mito di Orfeo | 2011

A cura di Toti Carpentieri

Toti Carpentieri

In quella sorta di attenzione, tutta personale, alle confluenze e agli intrecci, che individuano e differenziano i percorsi di ciascuno di noi, accade di sorprendersi, e come non farlo, da quella duplice e pressoché contemporanea sollecitazione a guardare al mito di Orfeo, pervenutaci negli ultimi mesi da Giovanni Korallo, compagno di un lungo percorso legato all'immagine e al suo superamento, e da Fernando Sulpizi autore di quei “Sonetti a Orfeo", per ottavino, flauto e pianoforte, aventi come riferimento poetico gli omonimi versi di Rainer M. Rilke, facendo sorgere nuove riflessioni sul confronto e sulle relazioni tra le discipline e i codici estetici diversi, e quindi sul concetto di arte totale.
Da un tale sovrapporsi di sollecitazioni recenti, nasce la stesura di questo testo per “Variazioni sul mito di Orfeo”, la mostra che Giovanni Korallo propone negli spazi della Fondazione Palmieri di Lecce, secondo un percorso emozionale a cui il canto di entrata e il canto di uscita di Fernando Sulpizi, conferiscono non solo i termini temporali di lettura, quant'anche infinite modalità di itinerari altri che vanno dal mito alla letteratura, alla visualità, alla filosofia, alla sonorità, alla religione, alla psicanalisi, all'astronomia, al cinema, alla scienza, facendo riemergere memorie riposte, passate e recenti, che toccano, pur in diverso modo e differenti intensità, Platone e Apollonio Rodio, Virgilio e Ovidio Poliziano, Pavese e Kerouac, Camus e Buzzati, Cocteau e Apollinaire, Monteverdi e Gluck, Offenbach e Listz, oltre che Tintoretto e Rubens, Rodin e Luca della Robbia, ma anche Vinicius de Moraes, Alda Merini e Carmen Consoli. Ammaliati tutti dal prediletto di Apollo.
Ma chi è, quindi, Orfeo?
Quale il suo fascino?
E quale il suo mistero?
А queste domande, a nostro avviso, danno una particolare e suggestiva risposta, perfino identitaria, le undici opere che Giovanni Korallo ha sviluppato sul figlio di Calliope e di Eagro (ma anche di Apollo e di Clio?) e sulla sua vita densa di leggende. O meglio, su quella parte di essa che dalla fatica degli Argonauti si menso amore per la ninfa Euridice, e si conclude con la discesa agli Inferi in una sorta di sfida impossibile agli dei e all'ineluttabilità del fato.
Undici slide, quindi, o anche undici frame di una sequenza che ben oltre la riconoscibilità fisionomica di Orfeo e di Euridice, di Aristeo e di Caronte, delle Erinni (Aletto, Tisifone e Meger) e degli dei (Hermes psycopompos a controllare la regolarità del patto con Ade e Persefone), di Giasone e degli Argonauti (Castore, Polluce, Eracle e Giasone), ci fa ritrovare quelle "visioni intimiste e personali di rarefatta poesia e di grande sensibilità”, così care a Giovanni Korallo, di cui avevamo già scritto, ma anche quel suo costante muoversi tra memoria e cultura, tra richiami e scelte private, grazie ad un bel dipingere che rimanda, e non poteva non essere così, ad una ben precisa maniera italiana densa di zigzaganti losanghe, emblematiche architetture referenziali, araldiche simbologie.
E su impianti scenografici di grande coinvolgimento, talvolta al limite del metafisico e del surreale (quella memoria dei bagni ritrovati, di cui parlavamo già in occasione de "Le Stanze”), a cui il disegno conferisce nuovo rigore e il colore fascini inconsueti, le figure: il musico Orfeo che canta l'amore con l'inseparabile lira e la pudica Euridice, il mostro e il serpente, le donne e gli dei, le sembianze lombrosiane di Aristeo, le sirene, il mare, il cielo e la vegetazione, si muovono tra riferimenti visuali di chiara matrice mediterranea, grazie ad quel persistente saper “fare pittura” che appartiene a Korallo fin dalle incursioni pop dei primissimi anni Sessanta, tra antropomorfismi e allegorie, pretesti e passioni, fisicità e invenzioni.

Informazioni:

Nazione di Esposizione: Italia

Città di Esposizione: Lecce

Museo di Esposizione: Fondazione Palmieri - Lecce

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Critiche artistiche

Luciana Palmieri

" La Fondazione Palmieri è lieta di ospitare nei suoi spazi le opere grafiche di Giovanni Korallo. Un viaggio tra mitologia e sogno, surrealtà e tenera ironia. L'autore ha scelto per questa mostra uno dei miti più amati e illustrati, in molti generi artistici, in tutti i tempi : la storia struggente di Orfeo ed Euridice, un amore che si vorrebbe indissolubile e che neppure il canto ammaliatore può consolare... "

La Fondazione Palmieri è lieta di ospitare nei suoi spazi le opere grafiche di Giovanni Korallo. Un viaggio tra mitologia e sogno, surrealtà e tenera ironia. L'autore ha scelto per questa mostra uno dei miti più amati e illustrati, in molti generi artistici, in tutti i tempi : la storia struggente di Orfeo ed Euridice, un amore che si vorrebbe indissolubile e che neppure il canto ammaliatore può consolare.
L'utopia blocca la favola ed ecco che Orfeo, impaziente di rivedere l'amata, disattend le promesse e i due amanti rimangono divisi in eterno, nonostante la loro triste vicenda avesse commosso gli dei.
È una storia languida, ma la malinconia sembra appena sfiorare le opere di Korallo. Qui i personaggi si muovono in atmosfere ironiche che sfiorano, sotto certi aspetti, linee caricaturali. Eppure rimangono estremamente gradevoli, nel loro muoversi quasi impacciato che, in alcuni momenti, si esalta e diventa persino eroico. E' uno spaccato sottile da cui emergono i vizi e le virtù che sottendono l'essere uomo. L'artista si aggrappa alla speranza che il mito, sia pur in una realtà onirica, possa ripotare indetro l'amata.
Si avvertono una conoscenza e un recupero di stilemi artistici consolidati che compaiono in diverse parti delle opere, quasi un tributo ai grandi che hanno influenzato le sue ricerche. Le immagini si muovono in ambienti fantastici e ripercorrono le tappe e le complesse avventure degli eroi offrendoci uno spaccato intrigante e coinvolgente.
In ciclo le figure femminili dell'artista, solitamente leggere e dinamiche, acquistano l'arcaicità delle pomone classiche che ci riconducono alla terra e ad un bisogno di riappropriarsi di quella realtà che gli dei oramai hanno allontanato.
Questi nuovi contenuti nell'arte di Giovanni Korallo completano e ampliano le sue tematiche che non finiscono mai di sorprenderci.

Luciana Palmieri