Proemio
"Sto morendo al di sopra delle mie possibilità". Così OscarWilde, il 30 novembre 1900, sorseggiando il suo ultimo bicchiere di champagne. Perché questa pubblicazione su Oscar Wilde e Giovanni Korallo dopo cento anni? Quando ho visto per la prima volta i quadri di Giovanni Korallo ho avuto la sensazione di averli già visti. Le figure di Korallo ricordano certamente altre figure di altri pittori. Ma sono diverse. I maschi sono tronfi e impetliti quasi come i maschi di Bay. Quasi. Le femmine, alcune femmine, sono grasse come le femmine di Botero. Ma sono donne diverse. Dov'è allora che ho visto immagini simili a quelle di Korallo? E poi mi è venuto in mente. Non pittori ma poeti, anzi, poeta, anzi, Oscar Wilde. Wilde con le sue immagini... la bocca vermiglia... le colombe d'argento... i gialli covoni... la verde erba.... Wilde ha descritto i quadri di Korallo. Non il contrario. Korallo non conosce Wilde come Wilde non conosce Korallo. E' una specie d'incontro a metà strada, dove strada ha il significato che vogliamo darle.
Introduzione
Professor Bernard Hickey AM, e Direttore dell'Osservatorio sulle Diaspore, le Culture e le Istituzioni dei Paesi d'Oltremare, Ordinario di Lingua e Letteratura Inglese, Direttore della Sezione di Studi Australiani presso l'Università di Lecce.
Quando pensiamo alla testimonianza di tutta una vita di Oscar Wilde ai valori estetici, si avverte la presenza di uno spirito informatore che vivifica ogni oggetto su cui posiamo lo sguardo. E la stessa cosa avviene per la selezione fatta da Dario Ersetti delle poesie di Wilde e la sua scelta di associare ad esse quadri di Giovanni Korallo, giunta fino a noi grazie alla generosità illuminata dell'Ottica Rucco, Lecce. Nella sua prefazione Dario Ersetti ci racconta le sue emozioni, guidandoci a vedere i quadri di Giovanni Korallo nella loro giusta collocazione. Wilde, secondo il suo miglior modo epigrammatico, come fosse un ossimoro, una volta disse che "la natura segue l'arte". Con questa espressione si riferiva al fatto che quando un artista dipinge la natura, la sua sensibilità e tecnica gli permettono di presentare vari aspetti della natura che nessuna persona comune avrebbe mai notato. Posso dire che, in questa affascinante pubblicazione, l'arte di Giovanni Korallo segue Dario Ersetti. Egli è la nostra guida, che lega il visivo al verbale, gli straordinari quadri alla più raffinata poesia di Wilde. Questo attraente libretto rivela molti atteggiamenti di Wilde che le circostanze ci hanno portato ad ignorare. L'autore di questa antologia, con le sue scelte personali, frutto della sua sensibilità, ha rivelato, secondo me, proprio come Wilde incarnasse il genio contraddittorio del gruppo anglo-irlandese di origine inglese, per diversi secoli classe dirigente in Irlanda Come notava il professor A. Norman Jeffares nella Encyclopaedia of Ireland (1968), Wilde fu il successore dei grandi commediografi anglo-irlandesi-Congreve, Goldsmith e Sheridan- che si erano fatti un nome a Londra nel '700. Anche loro dovettero vivere del loro talento e adattare il loro ingegno al contesto sociale generale. Conoscevano alla perfezione l'arte e il mestiere dell'oratoria. L'ironia, il prendersi gioco di se stessi e degli altri, contrassegnarono il loro stile. Furono abili nella conversazione, analizzandola, ripresentando la nelle loro opere con un'accuratezza che era al contempo micidiale e deliziosa. Il ritmo del discorso dei loro personaggi, la "copia verborum" derivava dalla loro posizione paradossale in una società singolare. Gli anglo-irlandesi, appartenenti a questa classe, furono profondamente legati all'Irlanda (proprio come Oscar Wilde lo fu all'Inghilterra), tuttavia loro (e lui) potevano vantarsi di essere completamente diversi da coloro che servivano ma che non sempre ama. E cento anni dopo la sua morte a Parigi, il 30 novembre 1900, grazie ad una scelta precisa e alla combinazione di arte e umanità che sono per noi dono della poesia, della pittura, della selezione e della generosità, ci siamo arricchiti, e, in modo positivo, costruttivo, stiamo ricordando e imparando dal pellegrinaggio terreno di Oscar Wilde.
Informazioni:
Nazione di Esposizione: Italia
Città di Esposizione: Lecce
Luogo di Esposizione: Castello Carlo V
Mostre successive
Prima della divisione dei giorni
O il canto d'estate o di primavera
Dio della polvere si sollevò
Una cosa buona e mirabile:
L'uomo - dal ventre della terra,
L'uomo - dalla sterile zolla
Strappato da una mano terribile
formato nell'immagine di Dio.
Ma la vita dell'uomo è un dolore
E la morte un sollievo dall'affanno,
Perché l'amore dura solo fino a domani
E la vita senza amore è invano.
Ella è troppo bella perché un mortale
La vegga o elegga a bene del suo cuore,
Più bella è di regina o cortigiana
O acqua notturna illuminata dalla luna.
Ha i capelli legati da foglie di mirto,
(Foglie verdi sui suoi capelli d'oro!)
Verdi erbe nei gialli covoni
Di grano autunnio non sono più belle.
La sua boccuccia, più fatta per baciare
Che per piangere amaramente di dolore,
E' tremula come acqua di ruscello
O rose dopo pioggia serotina.
Ha il collo come bianco melitoto
Acceso dal piacere del sole,
Il pulsare della gola del fanello
Non è altrettanto dolce alla vista.
Come un melograno spaccato in due,
Dai bianchi semi, nella sua bocca vermiglia,
Le sue guance sono come la scoloritura
Dove la pesca arrossa al mezzodi.
O mani sinuose! O delicato
Bianco corpo fatto per amore e dolore!
O casa dell'amore! O desolato
Pallido fiore percosso dalla pioggia!
Continua a leggere
Riduci
Quale gioia per me cercare, solo
Il meraviglioso Tempio e il trono
Di Colui che regge le terribili chiavi!
Quando, lucenti di viola e di oro,
Vengono prete e santo Cardinale,
E recato sulle teste di tutti
Il gentil Pastore del Gregge.
O gioia vedere prima di morire
L'unico Re unto da Dio,
e udir squillare le trombe argentee
In trionfo al suo passaggio!
O al tabernacolo della bronzea colonna
regge in alto il mistico sacrificio,
E mostra il suo Dio a occhi umani
Sotto il velo di pane e di vino.
Continua a leggere
Riduci
Nel lieto tempo di primavera quando le foglie erano verdi,
Oh, allegro canta il tordo!
Cercai, nell'intricato splendore,
Amore che i miei occhi non avevano mai visto,
Oh la lieta colomba ha ali d'oro!
Fra i fiori rossi e bianche,
Oh, allegro canta il tordo!
Il mio amore per la prima volta si mostrò alla mia vista,
O perfetta visione di piacere,
Oh la lieta colomba ha ali d'oro!
Le gialle mele lucevano come fuoco,
Oh, allegro canta il tordo!
O amore troppo grande per labbro o lira,
Aperta rosa di amore e di desiderio,
Oh, la lieta colomba ha ali d'oro!
Ma ora di neve l'albero è grigio,
Ha, triste ora canta il tordo!,
Il mio amore è morto: ah! ahimè,
Guarda, ai tuoi piedi taciti io depongo
Una colomba dalle ali spezzate!
Ah, Amore! Ah, Amore! che tu fossi trucidato
Colomba innamorata, Colomba innamorata, torna!
Continua a leggere
Riduci
Lo spirito dell'uomo è sorto
E incoronato come un possente Re.
Il popolo è uscito a forza dalla prigione
E le voci un tempo senza voce ora cantano.
Gridate forte, o detronizzati e sconfitti,
Gridate forte per il tramonto della potenza,
Troppo tempo foste temuti e adulati,
Troppo tempo gli uomini venerarono la tua luce.
Si, piangete i vostri delitti senza numero,
Per l'amore e la seduzione degli uomini,
Poiché la vostra grandezza è affondata nel sopore,
La vostra luce non illuminerà più.
Fanciulle delle nuvole che fluttuate per sempre,
Agili corpi spruzzati di rugiada, e belli,
Alziamoci dal sonoro fiume del nostro Padrone,
Il grande Oceano, e libriamoci nell'aria
Verso i picchi dei monti coperti di pini dove i pini pendono
come trecce di capelli,
Cerchiamo le intrepide torri di guardia
Dove i ben irrigati campi di grano abbondano,
E attraverso mormorii di fiumi abitati da ninfe
Risuonano i canti delle onde marine;
E il sole nel cielo non si stanca mai di diffondere la sua radiosità.
Gettiamo via la foschia
Delle nebbie dalla nostra schiera,
Finché con lungimirante sguardo
Potremo guardare la terra.
Amo i tuoi occhi color topazio,
Che illuminano di biasimo quelle strade di mezzanotte,
Amo il tuo corpo quando giace
Come ambra sui lenzuoli di seta.
Amo la chioma color miele
Che si increspa sui tuoi fianchi d'avorio,
Amo l'aria languida irrequieta
Con cui tu baci la mia bocca di ragazzo.
Amo le sopracciglia che si curvano sopra
Quelle palpebre di calcedonio:
Ma più di tutto, mio amore! amo
La tua bella feroce castità!
" Ancora giace sul tavolino dei sospesi…Ho mirato e rimirato quelle poche pagine un’infinità di volte. Wilde & Korallo. Cosa c’è in quel gioco di parole e di figure, in quell’abbondanza di segni e di colori? La verità simbolica può essere compresa soltanto intuitivamente ma quando appare illumina l’intero essere... "
Visualizza tutta la critica
Ancora giace sul tavolino dei sospesi…Ho mirato e rimirato quelle poche pagine un’infinità di volte. Wilde & Korallo. Cosa c’è in quel gioco di parole e di figure, in quell’abbondanza di segni e di colori? La verità simbolica può essere compresa soltanto intuitivamente ma quando appare illumina l’intero essere. Nulla. Voglio vedere oltre quel mondo caotico dove uomini, alberi, animali, oggetti si fondono e assumono uno stesso significato ma i miei occhi rimangono incantati dalla serenità di quei volti femminili orgogliosi, da quelle regine sole e altezzose. Mi perdo in quelle mani grandi di corpi opulenti ma non vi penetro. Nulla. Loro mi guardano. Figure presenti, possenti, prosperose, piene di colore, carnali ma nello stesso tempo sfuggenti, irreali, di altri tempi. Come uscite per un attimo da un sogno per concedersi, consapevoli. Solo per un attimo. Nulla è lineare eppur tanto definito. Passivamente tutto si mischia fino a confondersi. Eppur presenti, maschere delle nostre emozioni, tristi creature sconfinate in un mondo velato, irreale. L’anima è morta, si è persa per essere trasformata nella forma, nella pura forma. Rifuggo dalle interpretazioni preferendo lasciarmi semplicemente sprofondare nella sottile bellezza del dipinto.